lunedì 29 aprile 2013

Fragole e sangue in Grecia

 Un manifesto che sta facendo il giro del mondo . Una ennesima barbarie umana che giunge dalla Grecia, il Paese che ci hanno insegnato fosse “culla della civiltà e della democrazia”.
Il 17 Aprile a Neo  Manolada  29 immigrati vengono feriti a fucilate dai loro caporali.
Protestavano per essere pagati!  Proprio in quei giorni 200 lavoratori, provenienti per la maggior parte dal Bangladesh , erano impegnati nella raccolta delle fragole . Duecento braccianti che chiedono sei mesi di paga, per il lavoro svolto nella regione di Ilia. Poco dopo lo sciopero spontaneo  inscenato dai lavoratori , viene bloccato dall’arrivo dei tre titolari dell’impresa , i quali dopo un acceso
contraddittorio ed insulti pesanti contro gli immigrati, hanno fatto fuoco. Ma la tensione era già alta da tempo, alle proteste di alcuni lavoratori, facevano seguito minacce di ritorsioni fisiche, come hanno raccontato alcuni di loro, tanto  che erano stati minacciati di  essere bruciati vivi.
 A seguito di questo episodio si è avviata una vera e propria campagna di boicottaggio contro l’acquisto delle fragole.
Le fragole ora non le compra quasi più nessuno. In una settimana, nei mercati greci, il loro prezzo è stato abbattuto da  tre euro e mezzo a 75 centesimi. Ma nonostante il prezzo e la crisi che la Grecia sta vivendo, il suo popolo sta mandando un grande segno di civiltà,  nel rispetto dei diritti umani e civili: le fragole di Manolada e del Peloponneso rimangono sui banchi. 
Questa esplosione di violenza razzista, secondo alcune fonti locali, che si esprimono soprattutto attraverso la Rete, sono favorite da un governo che sta coprendo questi  assassinii con l’aiuto di Alba Dorata.
Con la crisi, quel 10% di popolazione formata da extracomunitari, per la maggioranza clandestini , è diventato un bersaglio privilegiato di attacchi razzisti spesso organizzati dai neonazisti di
Alba Dorata.
Manolada
riporta alle nostre menti condizioni di lavoro simili a quelle dei lavoratori neri in America ai tempi dello schiavismo.
Ma i greci sono consci di questa situazione e sono tanti i Twitter che invitano al boicottaggio delle fragole ricoperte di sangue., frutto del lavoro di povera gente pagata con pallottole!
E i banchi di frutta restano coperti di fragole invendute.
Purtroppo quando le condizioni socio-politiche  sono deteriorate , la classe politica non rappresenta più una guida per i cittadini, ma incarna un sistema di  corruzione dilagante . Quando l’economia è distrutta , il Paese è in ginocchio e la miseria si affaccia ,anche questo può accadere nella “culla di una delle più antiche civiltà “.
Mi torna alla mente la citazione del protagonista del film “Fragole e sangue “ di Stuart Hogman:
“Noi non minacciamo. Noi agiamo”. Le conseguenze affidiamole alla morale che è propria di ognuno di noi.


mercoledì 24 aprile 2013

A KARACI la vita è merce deperibile (Pakistan)

Mi  recai a Karaci, nota come “La città delle luci”, e“ La sposa delle Città”, nel 1997 poco dopo le elezioni che portarono nuovamente Nawaz Sharif ad essere primo ministro. (Allora era in atto un gioco delle alternanze fra Benazyr Buttu e Nawaz Sharif. Ricordo che l’ampio consenso ricevuto durante l’elezione, gli consentì di ottenere un numero tale di seggi nel parlamento, tanto da modificare la costituzione, al fine di eliminare i controlli formali che limitavano il potere al primo ministro. Il sempre più crescente autoritarismo , l’esplicitazione della corruzione, portarono  ad una vasta sollevazione popolare, culminata nel colpo militare del generale Pervez Mussharraf.  In breve tempo le masse si riversarono nelle strade, nel porto , sfociando ben presto in veri e propri  sommosse popolari. La folla si incendiò facilmente e li fu subito cenere.
 Tornai in  un momento di apparente tranquillità socio-politica. Karaci è una città  tentacolare di venti  milioni di abitanti; nelle sue strade, ogni giorno si riversano milioni di abitanti. Nei loro spostamenti il traffico è indescrivibile, a noi occidentali non sono sufficienti i cinque sensi dei quali disponiamo. Ci si deve affidare all’istinto, per muoversi, per attraversare, per cambiare corsia. Se si supera questa difficoltà  e il rischio di restare gasati, si arriva a destinazione sordi ma, tutto sommato vivi.
Oggi 2013 a seguito delle prossime elezioni  legislative che si terranno l’11maggio il clima è piombato in una tensione estrema. La violenza si sta estendendo in tutto il Paese  a tutte le comunità ( sciiti, sunniti, buddisti, cristiani).
A Karaci gli assassinii  sono parte della vita quotidiana , racconta Ashraf Khan, giornalista che vive in questa città. Ed in un racconto riportato anche su autorevoli articoli di stampa internazionale, racconta una giornata come tante altre , ma per alcuni una giornata drammatica.
Laik Hussein gira in moto con in sella un amico, quando vengono presi di mira da un cecchino nascosto in uno dei tanti palazzi della città. La pallottola gli perfora  la tempia destra facendo fuoriuscire gli occhi, “Credevo di essere stato colpito alla testa da un sasso appuntito” racconta. Il suo amico ha capito immediatamente quanto stava per succedergli ma, questo non gli ha salvato la vita. “Mi ha implorato di recitare i versetti sacri del corano, in quell’esatto momento ho capito che eravamo stati colpiti da un fucile dotato di silenziatore”. Laik Hussein è membro del direttivo di un gruppo radicale sunnita oggi è cieco.
Il suo compagno di motocicletta è uno dei duemilaquattrocento abitanti di Karaci uccisi in mezzo alla strada, per caso, o rapiti o  torturati a morte nel 2012.
Questi assassinii mirati stanno diventando un vero e proprio incubo quotidiano ,per gli abitanti per la capitale economica del Pakistan. Questa situazione è stata generata dall’insicurezza  galoppante e della incapacità della polizia. “Stavamo guardando in televisione le ultime notizie su questi assassinii mirati, pensando con tristezza ai genitori che avevano perso i loro figli”- testimonia  Fatima Tanvir , una madre vestita a lutto, “
Proprio in quel momento  qualcuno ha bussato alla porta, per dirci che nostro figlio era tra le vittime. Si sarebbe dovuto sposare dopo qualche mese”.Questa ondata, pare inarrestabile di omicidi ,a parere della Presidente della commissione  pakistana dei diritti umani Zohra Yusuf, sarebbe legata all’aumento della violenza nei confronti delle religioni, anche se le motivazioni politiche, soprattutto quelle legate a scopo di lucro, ne aggravano il fenomeno. Su oltre duemila omicidi mirati, solo trecento sono stati segnalati alla polizia come tali. Ma aldilà delle motivazioni religiose o criminali , ogni cittadino teme per la propria vita quando esce di casa. “La vita è una merce deperibile”, afferma un dirigente di una società privata, che ha due figli, che sogna per loro una laurea, un futuro diverso ma che, ogniqualvolta escono di casa teme  di non vederli più rientrare. Uno dei modi più sicuri di perdere la vita è aggrapparsi al proprio cellulare quando un ladro tenta di impossessarsene. Ucciderà la sua preda prima di dileguarsi.
Molti vedono nell’insicurezza ambientale, una forma di protesta che sfocerà in una rivoluzione certa.
Il caos indebolisce l’economia, molte aziende chiudono o si trasferiscono, privando della sussistenza centinaia di migliaia di famiglie. Questi effetti cumulativi dell’instabilità nazionale, la penuria cronica di elettricità (la crisi dell’elettricità a fatto perdere al paese più di un miliardo di dollari agli esportatori)ha dato vita ad una delocalizzazione verso il Bangladesh e la Malesia. “Quando la tua esistenza, i tuoi beni, i tuoi affari non sono al sicuro, rischi una morte economica che non ti lascia scelta se non quella di lasciare la  lasciare tutto ed andartene”.Per restare vivi molti hanno scelto di pagare alle gang una busta mensile pretesa per la loro protezione” aggiunge Atiq Mir presidente dell’Associazione dei Commercianti di Karaci.
“Il governo ha fallito totalmente nel proteggerci. Tutto avviene come se la città stesse per cadere nelle mani dei banditi, che controllano la maggior parte dei quartieri”. La città portuale negli anni si è trasformata in campo di battaglia per gruppi criminali implicati nel traffico, di armi, droga e di esseri umani. Naturalmente sono le fratture etniche e politiche che attizzano la violenza supportate dall’inerzia della polizia.
Su questi basi quale cambiamento seppur modesto si può sperare verso una giusta direzione?
                                                       


                                                                     

lunedì 22 aprile 2013

Dalla Siria con orrore

Ginevra, 19 Aprile 2013. L'Alto Commissariato delle Nazioni Unite Antonio Gutierrez ha lanciato un monito al Conglio di Sicurezza. Nelle ultime sette settimane, dalla Siria sono fuggite più di 400 mila persone, elevando a circa 1.400.000 il numero dei siriani registrati o in attesa del riconoscimento dello status di rifugiatio politici. Se si dovesse proseguire su questa linea, entro la fine dell'anno si può ipotizzare che tale numero potrebbe lievitare a 3.500.000 più 7.000.000 di sfollati in cerca di aiuti umanitari.
Sono cifre che dovrebbero far rabbrividire in quanto come affermato da Antonio Gutierrez, "la situazione non è proccupante bensì insostenibile!" Pensare riuscire a èportare gli aiuti umanitari di cui necessitano richiede uno sforzo disumano, con la possibile conseguenza di un fallimento. La Siria non si può affermare che sia provata. E' stata massacrata!
Unendoci coralmente al'Alto Commissariato, dovremmo chiederci come cittadini del mondo se non esista alcuna possibilità di fermare gli atroci combattimenti per aprire una porta ad una soluzione politica.
Per questo all'una di domenica si è conclusa una riunione alla quale hanno partecipato 11 Paesi occidentali e musulmani del gruppo , amici della Siria, fra cui l'Italia, chiedendo l'avvio di una trattativa che ponga immediatamente fine a questo immane bagno disangue. Gli Stati Uniti d'America, hanno espresso, tramite il segretario di stato Kerry, la volontà di stanziare altri 123 milioni di dollari di aiuti "non letali"all'opposizione armata, arrivando così a 250 milioni. L'opposizione, da parte sua , ha rassicurato la comunità internazionale , che non ci saranno vendette e che , soprattutto, le armi non finiranno in mano sbagliate. Circostanza  che più volte si è verificata. I precedenti non mancano,: in Afghanistan, Libia, Mali, le armi inviate dagli USA, sono state usate dai terroristi islamici contro le forze occidentali. Il Presidente americano Obama ha finora evitato di fornire armi ai ribelli ma, le circostanze possono indurre a pensare che l'amministrazione americana stia assumendo un ruolo diretto nell'affiancamento ai ribelli. La Germania ha adottato una linea di crescente prudenza, nel pantano siriano, prendendo le distanze da Parigi e Londra che la scorsa settimana si sono pronunciate a favore dell'invio di armi. L'Italia ha un'impegno di circa 22.000.000 di euro perb il 2013, per progetti di emergenza iniziative di ricostruzione e sviluppo.
Solo nell'ultima settimana, la Cooperazione Italiana  ha portato aiuti per 192.000 euro al confine fra Siria e Turchia.
Aleppo
Damasco
Ovunque in Siria

mercoledì 17 aprile 2013

Giovedì 18 aprile 2013 : primo tentativo di elezione del Presidente della Repubblica Italiana

Domani Giovedì 18 Aprile 2013  una data importante per il nostro Paese soprattutto in un momento difficile quale questo che stiamo vivendo. Rammento le parole citate con grande appropriatezza, dalla nostra Presidente della Camera dei deputati LAURA BOLDRINI: “ Per avere delle buone Istituzioni dobbiamo essere dei buoni cittadini”.
Buoni cittadini significa anche partecipare alle attività dei nostri politici, non solo a livello critico - sprezzante, bensì ponendosi attenti spettatori prima ed interlocutori poi, su quanto stanno o abbiano fatto nelle loro sedi e per quanto rappresentano su nostro mandato, come già avviene in molte nazioni, quali la Gran Bretagna per citarne una.
Perché domani è un grande giorno,? Perché le due  Camere: deputati , senatori  e la rappresentanza della società civile si riuniranno in un tentativo di eleggere il Presidente della Repubblica.
E’ ormai noto che ci troviamo in un grande “coul de sac”: Se non si elegge a breve il Presidente della Repubblica permane la vacatio  governativa . Conseguenze: danni economici, mancata credibilità nei confronti dei Paesi non solo europei ma di tutto il mondo che, non investiranno le loro risorse in un Paese che non sa eleggere un governo ma, persevera in scaramucce partitocratiche.

Ma ricordiamo come si svolgeranno le votazioni.
CHI PUO' ESSERE ELETTO
Può essere eletto Presidente della Repubblica qualsiasi cittadino italiano che abbia compiuto i 50 anni d'età e che goda dei diritti civili e politici.
CHI VOTA
L'articolo 83 della Costituzione indica che il Presidente della Repubblica è eletto dal Parlamento in seduta comune. A votare saranno quindi tutti i membri di Camera e Senato ai quali si aggiungono dei delegati eletti dai consigli regionali (chiamati anche grandi elettori). Ogni consiglio regionale elegge tre delegati (solitamente due che ricoprono alti ruoli nei consigli regionali e uno per l'opposizione) ad eccezione della Valle d'Aosta che ne elegge soltanto uno. Se al completo, quindi, l'assemblea che elegge il Presidente della Repubblica è composta da 1007 persone: 630 deputati, 315 senatori più i quattro attuali senatori a vita e 58 delegati regionali.
QUANDO SI VOTA
La convocazione dell'assemblea con l'aggiunta dei delegati dei consigli regionali avviene 30 giorni prima della fine del mandato del Presidente della Repubblica uscente. La prima votazione per eleggere il successore di Giorgio Napolitano sarà il 18 aprile 2013.
COME SI VOTA
L'elezione del Presidente della Repubblica avviene con scrutinio segreto. Le prime tre votazioni richiedono la maggioranza dei due terzi che, in queste elezioni, corrisponde a 671 membri. Dalla quarta votazione in poi per eleggere il nuovo Presidente è sufficiente la maggioranza assoluta, quindi il 50% più 1 dei voti che corrisponde a 504 membri.

Cittadini meno contestazione, maggior partecipazione !

Terremoto in Iran testimonianza di Maryam Rajavi Segretario del Consiglio nazionale della Resistenza iraniana

Un forte terremoto con epicentro nell'est dell'Iran ha causato decine di vittime in Pakistan e centinaia di feriti sui due lati della frontiera, facendo tremare l'intera regione dal Golfo persico all'India. La difficoltà di accedere alla zona e la scarsa trasparenza del sistema informativo iraniano, fanno temere decine di vittime anche in Iran.
Il sisma, il secondo che colpisce l'est del Paese in otto giorni, è stato stimato di magnitudo 7,7 Richter dal Centro di sismologia iraniano e 7,8 su una differente scala da quello di geofisica americano. Il terremoto stavolta ha avuto l'epicentro nella provincia iraniana del Sistan-Balucistan, 81 chilometri a nord della città di Saravan. Secondo le autorità iraniane è stato il più potente almeno degli ultimi 50 anni e un responsabile del centro di ricerca sismologica dell'Università di Teheran ha spinto il precedente a circa 100 anni fa. Le vittime accertate in serata sono almeno 35: secondo un annuncio delle autorità, 34 sono segnalate in Pakistan, in differenti zone della provincia del Baluchistan, per la maggior parte nell'area di Mashkel. Centinaia sono le persone rimaste ferite, fra cui circa 50 scampate al crollo di un edificio a Karachi.

In Iran la Tv statale Press Tv ha annunciato un solo decesso dopo che le autorità avevano sostenuto che non ci sono state vittime, smentendo così una fonte ufficiale che paventava centinaia di morti. Almeno 40 vittime erano state segnalate da fonti ufficiose riprese dalla Tv di stato, dall'agenzia ufficiale Irna e dalla semi-ufficiale Ilna. Fonti locali citate dai siti dell'area si erano spinte a precisare che i morti fossero "almeno 81" e "migliaia" gli edifici crollati.

La prefettura di Saravan ha segnalato "soltanto 27 feriti" ma non è stato dato risalto a un bilancio complessivo dei ferimenti. Già nel sisma della settimana scorsa vi erano state discrepanze fra il bilancio ufficiale di 37 morti e informazioni ufficiose rilanciate dagli stessi media iraniani. Il terremoto è avvenuto alla profondità di 80 chilometri e questo spiega come mai il sisma sia stato avvertito anche negli Stati del Golfo persico come gli Emirati Arabi dove ci sono state evacuazioni a Dubai, e in India, dove hanno tremato alti edifici di New Delhi spingendo la gente per le strade. La profondità, secondo un esperto iraniano, ha anche attutito l'effetto in superficie rendendolo equivalente ad un sisma di magnitudo 4. La zona, come hanno sottolineato Mezzaluna rossa e unità di crisi iraniana, è desertica e scarsamente popolata, contribuendo così al contenimento dei danni umani e materiali.

Come già nel sisma che ha colpito proprio martedì scorso l'omonima provincia, anche stavolta la centrale nucleare iraniana di Bushehr non ha subito danni: lo ha sostenuto l'Agenzia atomica della Russia, Paese che ha costruito l'impianto sito a circa mille km dall'epicentro del sisma, e quella iraniana in una comunicazione rivelata dall'Aiea, l'Ente internazionale di controllo. L'Iran del resto è un Paese fortemente sismico: già nell'agosto scorso 2012 vi era stato un terremoto con 306 morti e circa 4.500 feriti a Tabriz, nel nordovest. Il sisma che nel dicembre 2003 colpì l'antica città di Bam causò tra i 25mila e i 31 mila morti a seconda delle stime e ancor più tragico fu il terremoto del giugno 1990, ancora una volta nel nord-ovest, che fece circa 37 mila vittime e più di 100 mila feriti nelle province di Gilan e Zanjan.
  
A seguito di un contatto con la Signora Maryam Rajavi, Segretario del Consiglio nazionale della Resistenza iraniana si è appreso che ha chiesto a tutti i cittadini delle regioni di Sistan , Baluchestan  e regioni limitrofe di portare soccorsi alla popolazione terremotata in modo molto pratico, estraendo i corpi ancora in vita e portarli nei presidi ospedalieri disponibili. La Presidente della Resistenza iraniana a fatto pervenire questo invito in quanto si riscontrano gravissimi ritardi del regime dei mulà nel prestare soccorsi e la tendenza a mostrare in maniera riduttiva i danni dovuti a questa calamità. I dati ufficiali sono molto discrepanti fra loro, come già accennavo sopra e non concordano con dati reali locali.. Maryam Rajavi ha ricordato che lo stato delle strutture delle case cittadine che rurali, l'assoluta carenza dei soccorsi , il mancato soccorso alle persone deboli è una conseguenza del nefasto governo del velayat-efaghig che ha speso la maggior parte della ricchezza del paese per i folli progetti nucleari in attoe per alimentare il processo mortale di repressione da tempo avviato.
Pur nella consapevolezza che questo Paese è ad altissimo rischio sismico,  nulla però è stato fatto, ativando una seria pianificazioni di interventi, per prevenire e/o contenere i danni che il succedersi dei terremoti causa.
La grande perdita di vite umane, della quale non avremo dati certi, è da considerarsi solo un effetto collaterale di una calamità naturale.
La più grande calamità dell'Iran sta proprio nella governance del Paese che con l'aiuto dei mulà costringono uomini e donne a vivere nell'ignoranza e nella povertà.
Le donne Iraniane stanno lottando quotidianamente contro queste barbarie, vi invito a conoscere e condividere la causa di ADDI il movimento italiano a sotegno delle donne iraniane voluto e sostenuto magistralmente da Sonia Irani, un'altra grande donna.                  
Maryam Rajavi Presidente del Consiglio nazionale della Resistenza iraniana



giovedì 11 aprile 2013

Grande concessione alle Donne Saudite: pedalare è bello!

L’autorità religiosa dell’Arabia Saudita permette alle donne di andare in bici, ma a patto che siano coperte e accompagnate da un uomo
Arabia Saudita – Una piccola ma importante conquista quella delle donne saudite, alle quali è statofinalmente concesso il permesso di guidare bici e moto. È quanto riporta il quotidiano Al-Youm, che cita una fonte della Commissione per la promozione delle virtù e la prevenzione del vizio. Il permesso è limitato all’uso ricreativo, quindi alle aree come i parchi o il lungomare e non può essere allargato all’uso della bici come mezzo di trasporto. Inoltre, coloro che vorranno usufruire di questo permesso dovranno essere accompagnate da un tutore (wali) “in caso di cadute o incidenti” e indossare l’abbigliamento adeguato, l’abaya islamico, che le copra da capo a piedi , immaginate quindi con quali difficoltà.
La stessa commissione ha ribadito di non aver mai vietato alle donne straniere di circolare in bici e, inoltre, consiglia, alle saudite che decideranno di farlo, di tenersi alla larga dalle zone con manifestazioni giovanili per evitare il confronto con gruppi di protesta. L’annuncio dell’autorità religiosa arriva dopo il grande successo del film saudita “La bicicletta verde” (Wadjda), diretto dalla regista saudita Haifaa al-Mansour, che racconta la storia di una bambina di 11 anni che sogna di avere una bicicletta, ostacolata dalla società conservatrice e tradizionalista in cui vive.
Ancora lontano il sogno di poter guidare un’automobile, nonostante tutte le proteste che le attiviste saudite portano avanti, anche attraverso campagne di sensibilizzazione come “Women to Drive” (nota su Twitter con l’hashtag #women2drive), con a capo militanti come Manal al-Sherif.
L’Arabia Saudita segue un’interpretazione molto rigida e conservatrice della Shari’a e le donne vivono ancora grandissimi impedimenti nella vita quotidiana e lavorativa: oltre alle forti limitazioni nell’abbigliamento, non hanno accesso ad alcune cariche pubbliche, non possono lavorare come colf, hostess e ingegneri,avvocati o svolgere professioni considerate “usuranti” dal punto di vista psicologico o fisico e tutte quelle ritenute “pericolose” o “inadatte”. Tuttavia da qualche tempo sembra esserci un’apertura, benché minima, per quanto riguarda la condizione femminile: è stato loro concesso di partecipare alle Olimpiadi di Londra 2012, di far parte della Shura (il Consiglio Consultivo) del regno e quello di candidarsi alle prossime elezioni municipali, che si svolgeranno nel 2015.
Una situazione, quella dei diritti delle donne in Arabia Saudita, ancora molto lontana dagli standard occidentali, ma il percorso avviato sembra dare speranza e gettare le basi per una parità dei sessi in un Paese in cui questa è ancora molto lontana.

martedì 9 aprile 2013

Pari opportunità: monitoraggio delle quote di genere

Quote di genere. E’ attiva la casella di monitoraggio

Dal 12 febbraio scorso è entrato in vigore  il Decreto del Presidente della Repubblica n. 251 del 30 novembre 2012, che attribuisce al Presidente del Consiglio dei Ministri, ovvero al Ministro delegato per le pari opportunità, compiti di monitoraggio e vigilanza sull'applicazione delle quote di genere negli organi di amministrazione e controllo delle società controllate dalle pubbliche amministrazioni a livello centrale, regionale e locale, costituite in Italia e non quotate sui mercati regolamentati.
Dalla medesima data il  Dipartimento per le Pari Opportunità, Ufficio per gli interventi in materia di parità e pari opportunità, esercita  in via esclusiva i compiti istruttori propedeutici all’esercizio delle predette funzioni.
COSA STABILISCE IL DPR 251/2012 ?
Il Decreto del Presidente della Repubblica n. 251 del 30 novembre 2012, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale il 28 gennaio 2013, in ottemperanza a quanto previsto dall’articolo 3 della legge 12 luglio 2011, n. 120, stabilisce  i termini e le modalità di attuazione della disciplina concernente la parità di accesso agli organi di amministrazione e di controllo delle società, costituite in Italia, controllate ai sensi dell’articolo 2359 codice civile dalle pubbliche amministrazioni.
Ambito di applicazione
Le società costituite in Italia non quotate controllate ai sensi dell’articolo 2359 (primo e secondo comma) del codice civile da pubbliche amministrazioni (intendendosi per P.A. quelle definite nell’articolo 1,comma 2,del d.lgs 165/2001) dovranno prevedere nei propri statuti che la nomina degli organi di amministrazione e di controllo sia effettuata secondo modalità tali da garantire che il genere meno rappresentato ottenga almeno un terzo di ciascun organo sociale (articolo 2 DPR. 251/2012).
Decorrenza
Il criterio delle c.d "quote" si applica solo per tre mandati consecutivi a partire dal primo rinnovo successivo alla data di entrata in vigore del menzionato DPR  251/2012 (12 febbraio 2013).
Per il primo mandato la quota riservata al genere meno rappresentato è pari ad almeno un quinto ( 20%) del numero dei componenti dell’organo (articolo 3 DPR 251/2012). Per i successivi mandati la quota da riservare al genere meno rappresentato è pari ad un terzo (33%).
Sanzioni
Qualora venga accertato il mancato rispetto della quota il Presidente del Consiglio dei Ministri o il Ministro delegato per le pari opportunità diffida la società a ripristinare l’equilibrio tra i generi entro 60 giorni. In caso di inottemperanza alla diffida è fissato un ulteriore termine di 60 giorni decorso il quale, ove la società non provveda ad adeguarsi, i componenti dell’organo decadono.

COME E’ DISCIPLINATA LA FUNZIONE DI MONITORAGGIO E DI VIGILANZA?
Il Dipartimento per le pari opportunità della Presidenza del Consiglio dei Ministri è la Struttura deputata ad espletare le funzioni di monitoraggio e di vigilanza sull'attuazione della normativa al fine di assicurare il raggiungimento di un’adeguata rappresentatività di genere nelle attività economiche ed una più incisiva presenza femminile nella governance delle imprese - è ( articolo 4 del DPR 251/2012).
Si riportano di seguito i principali compiti istruttori che il Dipartimento per le pari opportunità è chiamato a svolgere:
•    controllare la corretta applicazione delle disposizioni normative;
•    predisporre l’elenco delle società controllate da pubbliche amministrazioni nonché della composizione aggiornata degli organi societari;
•    raccogliere le segnalazioni sulla mancata attuazione della normativa;
•    esaminare le segnalazioni pervenute;
•    emanare i provvedimenti di diffida;
•    verificare l’ottemperanza alle diffide;
•    elaborare la relazione al Parlamento.
Nell’esercizio delle  elencate attività  il Dipartimento per le pari opportunità sarà supportato da un apposito Gruppo di lavoro  istituito con Decreto del Ministro delegato alle pari opportunità in data 12 febbraio 2013, del quale fanno parte la dott.ssa Magda Bianco, dirigente della Banca d’Italia, la Prof.ssa Marina Brogi, Vicepreside della facoltà di Economia dell’Università degli Studi “La Sapienza” di Roma, la Prof.ssa Paola Profeta, professore associato presso l’Università degli Studi “Luigi Bocconi” di Milano.
COME E A CHI COMUNICARE LA COMPOSIZIONE DEGLI ORGANI SOCIALI?
Il Dipartimento per le Pari Opportunità ha attivato la casella di posta elettronica monitoraggioquotedigenere@governo.it, attraverso la quale le società ricadenti nell’ambito di applicazione del DPR (articolo 4, commi  2 e 3, del DPR 251/2012) comunicano la composizione degli organi sociali entro 15 giorni dalla data di nomina degli stessi o dalla data di sostituzione in caso di modificazione della composizione in corso di mandato.
Chiunque vi abbia interesse può altresì segnalare alla medesima casella di posta elettronica  la carenza di equilibrio tra i generi  nella composizione degli organi sociali delle società ricadenti nell’ambito di applicazione del DPR 251/2012.
Il Capo del Dipartimento per le Pari Opportunità
Cons. Avv. Patrizia De Rose


Grazie all'amica Avv. Marta Mura 

venerdì 5 aprile 2013

Voucher per le madri lavoratrici


Carissime amiche, se siete lavoratrici madri, cliccate all'indirizzo sotto riportato ed accedete  alla lettura della
Legge del 28 giugno 2012 n.92 "Disposizioni in materia di riforma del mercato del lavoro in una prospettiva di crescita":
diritto della madre lavoratrice alla corresponsione di voucher per l'acquisto di servizi di baby sitting, ovvero per far fronte agli oneri della rete pubblica dei servizi per l'infanzia o dei servizi privati accreditati.

Questa modalità di contributo è già stata sperimentata in Paesi quali la Francia e il Belgio con riscontri alquanto positivi!


Circolare INPS n.48 datata 28/03/2013


Un doveroso ringraziamento all'amica   Marta Mura  Avvocato presso il Foro di Milano per la segnalazione.


http://www.inps.it/bussola/VisualizzaDoc.aspx?sVirtualURL=%2FCircolari%2FCircolare+numero+48+del+28-03-2013.htm


Se necessario chiedete ulteriori informazioni, L'Avv. Marta Mura ci sarà d'aiuto

E la rete funziona!!!!!

giovedì 4 aprile 2013

 Notizie dalla nostra Presidente alla Camera dei Deputati Laura Boldrini
 Aboliti fondi di rappresentanza  per 250.000 euro. Sforbiciata di 3 milioni di euro anche al contributo unico ai Gruppi Parlamentari

Via libera a tagli del 30% di indennità di funzione e attribuzioni dei 70 deputati titolari in carica. Risparmio previsto 1 milione di euro.

Questo é un accenno a quanto sta lavorando ed elaborando il Parlamento guidato dalla Presidente Laura (è un vezzo, mi
piace chiamarla così).

E dire che le donne non rientrano fra i saggi.

Come dobbiamo chiamare coloro che svolgono con magistrale capacità il loro ruolo, imponendo tagli dove gli sperperi e gli
abusi sono indescrivibili ed inaccettabili.?



Proprio oggi un caro amico mi ha suggerito un motto per questo Blog. Detto da un "maschio" oltre che apprezzabile lo trovo intelligente:


Guardati a vista dal maschio femminista                                                   

mercoledì 3 aprile 2013

La rivoluzione siriana è anche delle donne

La popolazione siriana sta vivendo, sotto lo sguardo cieco della comunità internazionale, un vero e proprio crimine contro l'umanità! Non ne avevamo già visti abbastanza! La rivolta inizialmente pacifica si è ormai da più di un anno trasformata in un conflitto armato interno, nel quale anche l'opposizione si rende responsabile di crimini di guerra. Dal marzo del 2011 i morti non si contano più.
Non c'è tempo . Si fugge.
 Quasi 500.000 persone sono fuggite dalla Siria, verso la Turchia, la Giordania, il Libano vagando  con poca o senza,  acqua, cibo e medicinali.
 Uno scenario raccapricciante. Il prezzo più alto lo stanno pagando i bambini e le donne.
In questo scenario da "barbarie umana" riescono a dar voce delle attiviste dei diritti umani, individualmente o all'interno di comitati sorti spontaneamente. Per questa loro attività sono costantemente nell'occhio del mirino rischiando la vita quotidianamente.

Razan Ghazzawi è una blogger di fama innternazionale, negli ultimi mesi è stata arrestata due volte:nel dicembre del 2011 mentre si recava in Giordania per partecipare ad un seminario sulla libertà d'informazione, nel febbraio del 2012 nel corso di una retatta delle forze di sicurezza nel Centro siriano per la libertà di stampa e d'espressione. E' stata rilasciata su cauzione ma è a rischio di corte marziale.

Yara Badr rischia una carcerazione dura per l 'insistenza con la quale chiede il rilascio del marito, tenuto prigioniero poichè attivista  del Centro siriano per la stampa e la libertà.

Fadwa Soliman era una delle attrici più famose della Siria. Quando cominciò la rivolta nel suo Paese, decise di diventare attivista . I genitori a seguito della sua scelta, la diseredarono poichè convinti sostenitori del presidente Assad. Per rendersi irroconoscibile si tagliò i capelli e dopo mesi di militanza e latitanza è riuscita a fuggire in Francia.

Razan Zaithouni è una delle dirigenti del comitato di coordinamento dei diritti umani, cercando con enorme sforzo e difficoltà di aggiornare il numero delle vittime e di dar loro un volto ed un nome. Dal regime siriano è stata accusata di esser una spia straniera. Il marito è attualmente detenuto in carcere.

Queste sono solo alcune delle donne che partecipano alla rivoluzione siriana, concludo con le parole di Razan Zaithouni,  " Vivere non sapendo cosa può accadere tra un attimo non è facile. Ma sappiamo che il prezzo  che sto pagando io è ben poca cosa rispetto a chi a perso la vita, di chi è in prigione, di chi viene torturato. "
Nonostante tutto queste donne  con la loro determinazione e speranza danno la forza a tutto il popolo per continuare a lottare per la libertà.

Non lasciamo sole Razan, Yara, Fadwa e Razan,. E' vero che anche nel nostro Paese stiamo vivendo un momento particolarmente complesso dal punto di vista socio-economico.
Ma una delle opportunità per  affermae che  nel nostro Paese esistono anche "delle Donne Sagge ",è quello di non limitare lo sguardo alla nostra casa, bensì di allungare una mano di solidarietà nei confronti di chi sta vivendo una vero e proprio massacro.
Approfondire  la nostra conoscenza su quanto sta avvenendo in Siria e parlarne può essere loro d'aiuto.
La conoscenza deve rendere solidali e partecipi.
Il silenzio è consenso!

martedì 2 aprile 2013

Messaggio di benvenuto

Come avreteavuto modo di vedere il Blog "Donne News" non esiste più!
Non amo nolto la suddivisione per genere ma più per competenza, creatività e contenuti. Avevo accettato questo nome per dare continuità ad uno già pre-esistente, ed anche perchè alcune donne avevano chiesto di potersene avvalere per porre risalto e maggior visibilità al mondo femminile.

Poi le notizie sono rimaste ma le collaboratrici sparite.

 Rien de grave!

Mi sembra corretto a questo punto dare spazio alla notizia, non per genere bensì per importanza, competenza, per dovere- piacere  di condivisione e se si ha qualcosa da dire.... 

L'argomento del nuovo Blog " Spazio di confine" è legato a  notizie soiali, geopolitiche,  locali ma soprattutto a carattere internazionale.
In quanto è la materia che, seppur con limiti, maggiormente conosco ed interpreto. 
                           Nuccia Decio