giovedì 6 giugno 2013

Una Speranza per la Turchia

"Avevo perso ogni speranza in questi ultimi anni, ora son tornato a crederci". Kaled, è uno dei tanti turchi scesi in piazza , nonostante viva a centinaia di chilometri da Istambul e forse non ha mai neanche attraversato Gezi Park: una piccola area di verde nel centro di Istambul che il governo vorrebbe demolire per costruire un centro commerciale.
Quello che era iniziato come un sit-in di alcuni ambientalisti si è trasformata in una delle più imponenti manifestazioni degli ultimi anni in Turchia. Gezi Park rappresenta un simbolo per la città, sconvolta dal succedersi di piani urbanistici che spesso impongono la distruzione di edifici storici per lasciare il posto a grandi centri commerciali , moschee o grandi agglomerati urbani voluti per ospitare o per meglio dire stipare coloro che lasciano la campagna per cercare un po di fortuna in città!
Non solo ad Istambul, anche in altre città la speculazione immobiliare ha cambiato intere zone,grazie a concezioni edilizie rilasciate dai sindaci ai loro amici costruttori. Un sistema affaristico e politico che per l'opposizione rappresenta l'emblema del governo di Erdogan, basato su velleità neo ottomane, progetti faraonici e decisione imposte con uno stile autoritario, un esecutivo applaudito dai media più importanti e soprattutto ben difeso dalla polizia.
Va ricordata anche la decisione adottata dal Parlamento di qualche giorno fa, che vieta ai negozianti di vendere alcolici dalle dieci di sera fino alle sei del mattino. Secondo alcuni, questa decisione va intesa come l'ennesimo tentativo di mutare le abitudini di una parte società, imponendo la visione etica dei conservatori anche nel resto della Turchia. La sensazione di chi si oppone al presidente Erdogan è quella di vivere in un Paese sempre più intollerante, irrispettoso degli stili di vita originali. Un Paese che mette in carcere chi scrive espressioni di dissenso nei confronti di chi sta al potere. Sono infatti sempre più numerosi i casi di giornalisti arrestati a causa del loro pensiero politico.
Piazza Taskim diventa così la Piazza Taharir della Turchia . E, come è già successo in Egitto , anche qui la protesta coinvolge ormai tutte le componenti della società , anche quelle ideologicamente e geograficamente più lontane. a Taskim si incontrano kemalisti, anarchici, islamisti di sinistra e gli ultras del Galatasarray, del Fenerbache e del Besiktas, nemici giurati negli stadi ma uniti nella protesta contro la polizia. Diversi sotenitori ed esponenti dell' APK chiedono ad Erdogan di dialogare con i manifestanti  ed invitano la polizia a cambiare la gestione dell'ordine pubblico.
La Turchia che si oppone ad Erdogan ha scoperto l'attivismo politico dopo anni di silenzio, rassegnazione e sconfitte elettorali. Sui social network che chi diffonde le immagini dei militari che distribuiscono le mascherine anti gas ai manifestanti e chi chiede ai dottori di aiutare i feriti negli scontri di piazza. Nelle vie adiacenti a Taskim, i negozianti offrono cibo ai manifestanti e i condomini appendono cartelli per invitarli ad entrare; i grandi albeghi aprono le porte alle persone  rimaste intosicate dai gas lacrimogeni. I media diffondono notizie che non compaiono ne sui giornali ne dalle emittenti. In Piazza si protesta senza divisioni ideologiche come succedeva durante le primavere arabe.
Qualcuno confida nelle dimissioni di Erdogan. Una speranza che si scontra con il sostegno per il primo ministro che rappresenta ampi strati della popolazione, soprattutto, coloro che hanno beneficiato della importante crescita economica di questi ultimi anni.
E' difficile che coloro che si sono arricchiti grazie ad Erdogan decidano di abbandonarlo, troppi sono gli interessi che legano questi gruppi al governo dell'APK. Tuttavvia le proteste di questi giorni rappresentano un rifiuto del sistema economico-politico di questi anni, basato sull'alleanza tra chi vuole una politica più ispirata ai valori islamici e chi chiede meno tasse. Questo modello di sviluppo ha garantito la crescita della Turchia e il successo dell'APK, ma il prezzo è quello di aver fatto ammalare la democrazia turca di autoritarismo.


manifestanti a Piazza Taksim

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