martedì 11 giugno 2013

Piazza Taksim questa sera

Avevo pronto un blog per condividere il succedersi delle manifestazioni ad Istanbul ma, dalle 18:30 di questa sera (ora locale) la situazione è degenerata in una grande azione di forza dimostrativa da parte del governo Erdogan, finalizzata a neutralizzare i manifestanti.

Numerosi mezzi  blindati equipaggiati con cannoni ad acqua, stanno attaccando le barricate innalzate dai manifestanti . Ma  è soprattutto l'uso da parte della polizia di gas lacrimogeni scaduti a provocare numerosi feriti. Alcuni frammenti recuperati  portano quale data di scadenza il 2011; pertanto la tipologia di gas che emettono è altamente tossico tanto da paragonarli agli "orange agent" usati nella guerra del golfo.

La denuncia dell'uso di tali mezzi di dispersione dei manifestanti è già stata recepita da "Amnesty International".

Certo è che quando si viene a contatto, il gas non solo si rivela  lesivo della vista ma, per circa 15 minuti provoca una sorta di disorientamento.

I manifestanti dopo una altalentante arretrare e confluire in Piazza Taksim, ha preso sempre più forza e consistenza anche numericamente. Tutto serve per ripararsi, bandiere, tende , qualunque cosa pur di resistere. I poliziotti , in assetto di guerra, avanzano e non risparmiano l'uso di manganelli. La solidarietà è encomiabile: alberghi che aprono le porte per soccorrere i feriti, così come alcuni privati ospitano nelle loro case chi cerca riparo . I soccorsi pubblici sono lenti ad arrivare, le ambulanze si manifestano prima con le loro sirene, forse anche ostacolati dalla folla.

I feriti sono tanti! I mezzi di soccorso pochi.

Il governatore di Istanbul , Huseyin Avni Mutlu  ha dichiarato che l'obiettivo del masiccio intervento di forza di questa sera è  quello di ristabilire l'ordine ad ogni costo.

Nessun altro obiettivo, alcuna mediazione.

L'ordine è di proseguire al fine di sgomberare definitivamente Piazza Taksim dagli occupanti, questa stessa sera.

Non si vede il cielo sopra Istambul, è coperto dagli innumerevoli lacrimogeni che si diffondono nell'aria.
Urla, spari, canti, si  continua a cantare nonostante tutto.
Un canto di rabbia, di comune sotegno  fra i manifestanti che si stanno spostando verso Gezi Parki, luogo dove è iniziata la protesta lo scorso 30 maggio. Qui sono avvenuti gli scontri più violenti di quella protesta partita dalla salvaguardia di un'area verde di circa cinquecento alberi ma ben presto sfociata in un no a più voci contro la deriva autoritaria dell'esecutivo islamico-moderato guidato da Recep Tayyip Erdogan.

 Nella notte fra venerdì e sabato scorso ha perso la vita un ragazzino di 13 anni, che stava prendendo parte agli scontri fra gli abitanti del quartiere e la polizia. Una repressione pressoche ignorata dalla stampa locale.

La notte sta arrivando , la situazione è ancora incendiaria.

Non ci resta che sperare, sperare che l'ordine ad ogni costo, non comporti "costi" inaccettabili.

Erdogan ha fatto la sua scelta contro la Turchia che respinge il suo autoritarismo e puritanesimo.

Le nuove generazioni  sapranno condurre una resistenza  per  un'opposizione verso il cambiamento? 

Continua...........................

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