mercoledì 12 giugno 2013

Istanbul: al seguito dgli irriducibili di Piazza Taksim


Nelle vicinanze di Piazza Taksim, epicentro della contestazione turca, evacuata stamane dopo i violenti scontri fra manifestanti e polizia, si intravedono pochi irriducibili sotto l’inclemenza della pioggia e di un forte vento.
Mustafà si protegge il capo con la bandiera turca , è uno dei pochi giovani rimasto sulla piazza questo martedì mattina del 12 giugno 2013.
Nel frattempo le squadre di pulizia del servizio municipale ripuliscono la Piazza da tutto quanto è rimasto dopo una lunga notte di violenza.
Mustafà ripete ai pochi stranieri incuriositi: “Questa è la mia bandiera, questo è il mio paese, io posso rimanere qui fin che lo voglio”.
Si avvicina interessandosi alla conversazione Abdullah, un ingegnere meccanico di cinquant’anni il quale, col piglio di chi sta tenendo un discorso, si rivolge alla piazza declamando “ voglio denunciare a tutto il mondo gli abusi del potere di questo Primo ministro islamico che si vuole prendere, no, sottolinea, si è già preso tutta la nostra vita “
La pioggia si fa sempre più battente e appaiono i primi impiegati che si recano ai loro posti di lavoro.
Taxi e bus, passano con persone stipate, di un giorno qualunque.
La gente esce dagli alberghi.
La presenza della polizia più discreta.
Ma sulla spianata che domina la piazza si intravede una piccola barricata posta a difesa dell’accesso al Parco Gezi. Alcuni manifestanti sono ancora la, accovacciati sotto gli alberi; proprio quegli alberi che da tredici giorni vogliono difendere , e che hanno eretto a simbolo della rivolta.
Sono presenti anche alcuni poliziotti con i loro gas lacrimogeni. Sembrano confinati in un piccolo ghetto per il momento caratterizzato da un’apparente tranquillità ,ma si percepisce che al primo movimento dei manifestanti dovranno essere pronti ad intervenire.
Oguz è uno studente di antropologia che ancora li dalla notte precedente. Il suo volto ne è la conferma.
La notte scorsa abbiamo avuto un po’ di paura. Ieri sera la folla è comparsa sulla piazza ora compatta, ora in gruppi che issavano drappi e bandiere, cercavano rifugio sotto le tende prima che le abbattessero. E’ successo tutto in un attimo, saranno state le sei e mezza circa (18:30 locale) quando è apparsa la polizia lanciando delle vere e proprie nuvole di gas.
La folla a questo punto si è compattata, e la polizia ha invaso la piccola piazza e l’ingresso del parco distruggendo tutto quello che incontrava, soprattutto le tende che avevamo allestito per ripararci .Si sono poi schierati allineati, hanno lanciato delle granate ma non sono andati oltre nel parco.
Arzu, un designer, racconta che “gli interventi della polizia sono stati piuttosto efferati, durante tutta la notte, soprattutto la tensione era alta in quanto i militari si sono poi disposti ai bordi della piazza ad impedire l’afflusso delle migliaia di manifestanti che arrivavano da tutte le parti della città. Tutto questo è durato per l'intera notte .Io stesso ho visto decine e decine di feriti cercare soccorsi nelle case vicine perché era difficile raggiungere le ambulanze , l’accesso alla piazza era impossibile.”
Ed ora…azzardo..
Che prevedete per questa sera? La risposta è unanime.
Noi saremo la in prima linea, come siamo sempre stati in prima linea nelle battaglie per la democrazia. Ed aggiungono che non sono l'espressione di alcuna rappresentanza politica, ma semplici cittadini che come tutti i cittadini del mondo tengono alta la propria bandiera. Noi terremo alta la bandiera turca." Interviene un anziano di origine kurda il quale aggiunge: “questi giovani turchi stanno vivendo e subendo ora le violenze che noi stiamo quotidianamente subendo, da ben trentanni semplicemente perché siamo Kurdi."
La serata si presenta difficile in quanto nel pomeriggio di oggi Erdogan ha riaffermato le sue intenzioni di usare il braccio di ferro.
Ma è di nuovo sera e lo scenario si sta ripresentando quale fotocopia di ieri.
Poliziotti in assetto di guerra, cannoni ad acqua e gas lacrimogeni.
Anche i manifestanti che sembrano più numerosi di ieri, sono dotati di maschere antigas
e di tutto quanto possa essere utile nel perseguire una battaglia che non vede fine.
Se ci cacceranno da qui, noi ritorneremo, chi dovrà cedere sarà proprio Erdogan.

Se penso che durante i primi giorni della manifestazione, associando Piazza Taksim alla primavera araba a Piazza Taharir, qualcuno ha sorriso ed altro.

Questi popoli rivendicano libertà, diritto di scegliere,
diritto di praticare una religione che non venga strumentalizzata per imporre inutili rigori e restrizioni.

Le donne non vogliono uscire vestite di nero e coperte fino al mento, anche a 13 anni.

Non è questa la nuova Turchia che i suoi abitanti si aspettavano.
Ma non mi è ancora possibile entrare in una disanima politica.
Il coinvolgimento per il presente, ora qui, è troppo alto!


Nessun commento:

Posta un commento